Farmaci: meno vincoli alla vendita.Basta con i vincoli all’apertura di farmacie. Per tutelare la salute basta un farmacista, ovunque lavori, non serve un negozio apposito. Tutto il resto serve soltanto a creare costi. Lo ha detto il presidente dell’Autorità Antitrust.
Quello che conta è il farmacista: lo conferma l’Antitrust "La tutela della salute si persegue imponendo la presenza del farmacista nell'esercizio commerciale e non con il numero chiuso delle farmacie.” Siamo d’accordo: non sono i quattro muri del negozio a dare garanzia, ma la presenza di un farmacista, sia che lavori dietro al banco di una farmacia, sia nel corner di un supermercato. Quanto al numero chiuso per le farmacie, è evidente che serve soltanto a difendere un monopolio, ostacolando la concorrenza. Al supermercato anche farmaci con ricetta Inoltre, ha continuato Catricalà, “andrebbero comunque limitate le esclusive di vendita e ammessi alla distribuzione di canali alternativi anche i farmaci di fascia C. I risultati dell'esperimento fatto con i farmaci Sop e Otc (quelli vendibili senza ricetta medica, ndr) incoraggiano a proseguire sulla via iniziata. Sarebbe un grave danno per il Paese reintrodurre l'esclusiva assoluta in materia di vendita di farmaci in favore delle farmacie". In pratica, dice l’Antitrust, lungi dal tornare indietro a quando i farmaci si potevano vendere soltanto in farmacia (come vorrebbe, con insignificanti eccezioni, il contestatissimo ddl 863 Gasparri Tomassini), si dovrebbe al contrario allargare a tutti i farmaci di fascia C (cioè tutti quelli non rimborsati dal Servizio sanitario) la possibilità di venderli in parafarmacie e supermercati. I prezzi dei farmaci si raffreddano: lo confermano i nostri dati Le nostre inchieste lo confermano: la possibilità di vendere i farmaci da banco anche al di fuori delle farmacie ha provocato un’apprezzabile frenata dei prezzi e consentito ai consumatori di realizzare importanti risparmi. I numeri parlano chiaro. Tra il 2000 e il 2005, prima che partisse la liberalizzazione della vendita dei farmaci, i prezzi erano aumentati in media del 19%. Mentre negli ultimi cinque anni il prezzo libero è cresciuto al massimo del 3,4%. Da aumenti a due cifre, insomma, si è passati a una cifra sola. Non c’è nessun motivo per tornare indietro, al contrario ce ne è per continuare nella stessa direzione: - tutti i farmaci di fascia C presenti in tutti i canali, purché sempre alla presenza di un farmacista (vincolo fondamentale, che paradossalmente il ddl 863 vorrebbe abolire); - sorveglianza maggiore perché i farmacisti espongano in posizione visibile il cartello con l’elenco dei prezzi dei principali prodotti, voluto da Mr Prezzi, ma decisamente poco diffuso. Eppure è l’unico mezzo per conoscere il prezzo del farmaco prima di entrare in negozio e potersi così orientare. Fonte: ALTROCONSUMO (vedi qui) |
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25 Novembre 2010
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24 NOVEMBRE 2010
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23 Novembre 2010
La solita risposta di Federfarma
(ASCA) - Roma, 23 nov - Federfarma ''non condivide assolutamente la proposta avanzata da Federdistribuzione, riemersa sul Sole 24 Ore di oggi, di consentire agli esercizi commerciali dotati di un farmacista la vendita di farmaci oggi classificati in fascia C, con obbligo di ricettamedica e a carico del cittadino, per aumentare i punti di vendita di questi farmaci''. secondo la federazione dei titolari di farmacia, '' Non ci sarebbe alcun vantaggio, in quanto l'unico risultato sarebbe unacaduta verticale dell'efficienza e della capillarita' del servizio farmaceutico.
Infatti - spiega Federfarma - , la rete delle farmacie e' oggi efficiente e capillare grazie al sistema di regole che ne stabilisce la presenza sul territorio in base alle esigenze della popolazione, individuate in base a parametri certi (numero degli abitanti, distanza tra le farmacie, caratteristiche del territorio, viabilita') e che portano ogni anno ad aumentare il numero delle farmacie. Inoltre, per il cittadino e' un'ulteriore garanzia il fatto che il titolare della farmacia debba essere un farmacista e non possa essere un soggetto economico o una catena commerciale in grado di piegare le esigenze del cittadino alla proprie scelte di marketing.
Questo rischio e' stato ben evidenziato dalla Corte di Giustizia Europea in una recente sentenza in cui ha riconosciuto la validita' del sistema italiano basato sulla farmacia di proprieta' del farmacista, un professionista sanitario che opera con finalita' di tutela della salute.
I corner dei supermercati e le parafarmacie, invece, sono stati aperti al 90 per cento da operatori economici nelle zone commercialmente piu' redditizie, unicamente con finalita' di profitto, con una semplice comunicazione unilaterale al Ministero della salute, senza tenere alcun conto delle esigenze sanitarie degli abitanti. Se fossero autorizzati a vendere medicinali con ricetta medica, questi esercizi diventerebbero di fatto vere e proprie farmacie, in attesa che la solita sanatoria all'italiana le promuova farmacie a tutti gli effetti, dando luogo a una vera e propria liberalizzazione selvaggia. Questo non sarebbe un vantaggio per il cittadino, in quanto si verificherebbe una caduta verticale dell'attuale efficienza del servizio farmaceutico: le farmacie, gia' in crisi perche' la remunerazione sui farmaci SSN e' ormai ridotta all'osso, non potrebbero reggere l'urto della concorrenza''.
Fonte: ASCA Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale (Vedi qui)
Infatti - spiega Federfarma - , la rete delle farmacie e' oggi efficiente e capillare grazie al sistema di regole che ne stabilisce la presenza sul territorio in base alle esigenze della popolazione, individuate in base a parametri certi (numero degli abitanti, distanza tra le farmacie, caratteristiche del territorio, viabilita') e che portano ogni anno ad aumentare il numero delle farmacie. Inoltre, per il cittadino e' un'ulteriore garanzia il fatto che il titolare della farmacia debba essere un farmacista e non possa essere un soggetto economico o una catena commerciale in grado di piegare le esigenze del cittadino alla proprie scelte di marketing.
Questo rischio e' stato ben evidenziato dalla Corte di Giustizia Europea in una recente sentenza in cui ha riconosciuto la validita' del sistema italiano basato sulla farmacia di proprieta' del farmacista, un professionista sanitario che opera con finalita' di tutela della salute.
I corner dei supermercati e le parafarmacie, invece, sono stati aperti al 90 per cento da operatori economici nelle zone commercialmente piu' redditizie, unicamente con finalita' di profitto, con una semplice comunicazione unilaterale al Ministero della salute, senza tenere alcun conto delle esigenze sanitarie degli abitanti. Se fossero autorizzati a vendere medicinali con ricetta medica, questi esercizi diventerebbero di fatto vere e proprie farmacie, in attesa che la solita sanatoria all'italiana le promuova farmacie a tutti gli effetti, dando luogo a una vera e propria liberalizzazione selvaggia. Questo non sarebbe un vantaggio per il cittadino, in quanto si verificherebbe una caduta verticale dell'attuale efficienza del servizio farmaceutico: le farmacie, gia' in crisi perche' la remunerazione sui farmaci SSN e' ormai ridotta all'osso, non potrebbero reggere l'urto della concorrenza''.
Fonte: ASCA Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale (Vedi qui)
22 Novembre 2010
I commenti della FEF al rapporto Catricalà.
Abbiamo rivolto alle principali Associazioni di categoria la seguente domanda: "Quali prospettive si aprono per le Parafarmacie dopo il rapporto Catricalà ?". Riceviamo e pubblichiamo la gentile risposta della F.E.F. (Federazione Esercizi Farmaceutici) per voce del suo Presidente Dott. Marco Esposito.
Il rapporto dell'autorità antitrust ha senza dubbio un nostro giudizio favorevole, purtroppo arriva abbastanza tardi perchè sembra che la volontà di questo Governo sia quella di mettere fine all'esperienza delle parafarmacie,con l'appoggio di Federfarma e Fofi. Ricordo che il relatore del ddl 863 è il Sen. D'ambrosio Lettieri, vice presidente della Fofi da sempre schierato a favore del testo del ddl che prevede, tra l'altro, la vendita dei farmaci senza la presenza del farmacista.
Le prospettive sarebbero favorevoli, porterebbero ulteriore sviluppo ad un settore che ha dimostrato di poter dare soddisfazione ai farmacisti che hanno deciso di lavorare in proprio, risparmi per i cittadini e lavoro a circa 5.000 persone.
Non hanno portato invece, come prevedeva la Fofi, ad un aumento del consumo dei farmaci e ad una catastrofco aumento di effetti collaterali, per l'ovvio motivo che a dispensare i farmaci c'è sempre un farmacista.
La volontà di creare ulteriore disoccupazione e di dare un "taglio" all'impresa privata che equivale ad un taglio di entrate per le casse dello Stato, dimostra che le autorevoli considerazioni del garante non sono prese in seria considerazione dai nostri Governanti, anzi, vogliono addirittura fare una marcia indietro. Le iniziative e le dichiarazioni dell'antitrust saranno sempre da noi ben accette, finchè però in Italia i Paralmentari saranno "influenzati" da lobby e corporazioni ho paura che rimarranno solo dichiarazioni.
Marco Esposito
Presidente Federazione Esercizi Farmaceutici
Il rapporto dell'autorità antitrust ha senza dubbio un nostro giudizio favorevole, purtroppo arriva abbastanza tardi perchè sembra che la volontà di questo Governo sia quella di mettere fine all'esperienza delle parafarmacie,con l'appoggio di Federfarma e Fofi. Ricordo che il relatore del ddl 863 è il Sen. D'ambrosio Lettieri, vice presidente della Fofi da sempre schierato a favore del testo del ddl che prevede, tra l'altro, la vendita dei farmaci senza la presenza del farmacista.
Le prospettive sarebbero favorevoli, porterebbero ulteriore sviluppo ad un settore che ha dimostrato di poter dare soddisfazione ai farmacisti che hanno deciso di lavorare in proprio, risparmi per i cittadini e lavoro a circa 5.000 persone.
Non hanno portato invece, come prevedeva la Fofi, ad un aumento del consumo dei farmaci e ad una catastrofco aumento di effetti collaterali, per l'ovvio motivo che a dispensare i farmaci c'è sempre un farmacista.
La volontà di creare ulteriore disoccupazione e di dare un "taglio" all'impresa privata che equivale ad un taglio di entrate per le casse dello Stato, dimostra che le autorevoli considerazioni del garante non sono prese in seria considerazione dai nostri Governanti, anzi, vogliono addirittura fare una marcia indietro. Le iniziative e le dichiarazioni dell'antitrust saranno sempre da noi ben accette, finchè però in Italia i Paralmentari saranno "influenzati" da lobby e corporazioni ho paura che rimarranno solo dichiarazioni.
Marco Esposito
Presidente Federazione Esercizi Farmaceutici
22 Novembre 2010
Farmaci: alle Parafarmacie DDL riordino non piace, rischio chiusura.
Tra i farmacisti di parafarmacia il ddl Gasparri - Tomassini sembra riscuotere soprattutto critiche, lo evidenzia oggi il quotidiano online, Farmacista 33. ''Il ddl 863 e' una spada di Damocle sulle teste di tutti noi'', e' per esempio il giudizio di Marco Esposito, presidente della Fef, ''questo disegno spinge le parafarmacie verso la chiusura. L'idea di farci distribuire farmaci 'starter' non sta in piedi, sono 'antieconomici' per chi li dovrebbe acquistare e per chi li dovrebbe produrre.
Porterebbe alla rovina migliaia di farmacisti dopo gli investimenti che hanno affrontato per aprire. Crescerebbe la disoccupazione e lo Stato rimarrebbe senza gli introiti fiscali garantiti dalle nostre aziende''.
Esposito e' severo anche nei confronti della Fofi: ''Ormai non ci sentiamo piu' rappresentati. E' inconcepibile che l'Ordine condivida una legge che autorizza la vendita di farmaci senza la presenza del farmacista''.
Sulla stessa lunghezza d'onda sembra Alessandro Mazzacca presidente di Essere farmacisti. ''Cosi' com'e' concepito, il ddl 863 non aiuta, ma danneggia. Anche se si ottenesse un ulteriore 'switch' dalla fascia C alla fascia Sop di qualche specialita', non basterebbe a risollevare le sorti delle parafarmacie. Per questo chiediamo che nel riordino sia previsto un concorso per sedi riservate ai titolari di parafarmacie e titolari di farmacie rurali. Una richiesta che tempo addietro presentammo alla Fofi, ma purtroppo non venne accettata''.
Fonte: ASCA Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale (vedi qui)
Porterebbe alla rovina migliaia di farmacisti dopo gli investimenti che hanno affrontato per aprire. Crescerebbe la disoccupazione e lo Stato rimarrebbe senza gli introiti fiscali garantiti dalle nostre aziende''.
Esposito e' severo anche nei confronti della Fofi: ''Ormai non ci sentiamo piu' rappresentati. E' inconcepibile che l'Ordine condivida una legge che autorizza la vendita di farmaci senza la presenza del farmacista''.
Sulla stessa lunghezza d'onda sembra Alessandro Mazzacca presidente di Essere farmacisti. ''Cosi' com'e' concepito, il ddl 863 non aiuta, ma danneggia. Anche se si ottenesse un ulteriore 'switch' dalla fascia C alla fascia Sop di qualche specialita', non basterebbe a risollevare le sorti delle parafarmacie. Per questo chiediamo che nel riordino sia previsto un concorso per sedi riservate ai titolari di parafarmacie e titolari di farmacie rurali. Una richiesta che tempo addietro presentammo alla Fofi, ma purtroppo non venne accettata''.
Fonte: ASCA Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale (vedi qui)
17 Novembre 2010
L’antitrust contro il monopolio delle farmacie
Il sistema italiano delle farmacie ha bisogno di essere riformato perché così come è oggi, col numero chiuso legato al sistema della pianta organica e col pagamento a percentuale sul prezzo del farmaco, “impone costi diretti sulla collettività e ingenti costi indiretti connessi con il blocco di nuove iniziative imprenditoriali”. Lo dice il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà, che è stato ascoltato in commissione Sanità del Senato dove si discute di riforma delle farmacie. Intanto il numero chiuso: “La soluzione teorica migliore – spiega Catricalà - sarebbe quella di superare il criterio della pianta organica”.
Perché “la tutela della salute si persegue imponendo la presenza del farmacista nell’esercizio commerciale e non con il numero chiuso”. Al settore - che oggi garantisce ai farmacisti titolari “un monopolio locale che oggi non appare più giustificato” - serve una sterzata liberalizzatrice: “E' prioritario aumentare almeno il numero delle farmacie. Orari e turni dovrebbero essere lasciati alla libertà di impresa”. E poi più spazio alle parafarmacie: “Andrebbero ammessi alla distribuzione di canali alternativi anche i farmaci di fascia C” (oggi vendibili solo in farmacia). Catricalà critica anche gli effetti distorsivi del sistema di remunerazione che prevede che il Servizio sanitario paghi alle farmacie il 30,35% del prezzo di vendita al pubblico dei farmaci garantiti dallo stato. Lo definisce “inefficiente e foriero di incentivi perversi”, perché “aparità di costi di distribuzione, la previsione di un margine calcolato in percentuale piuttosto che fissato in funzione dell’effettivo servizio reso, rende nettamente più remunerativa la distribuzione dei prodotti più costosi”.
Non a caso, sottolinea ancora, le farmacie italiane “riescono a conseguire circa il 30% in più della media UE e più del doppio di quanto ricevono le farmacie del Regno Unito, che è il Paese dotato di una regolazione ritenuta particolarmente efficiente al livello internazionale”. La soluzione è pagare “non una percentuale sul valore del farmaco, ma un importo come corrispettivo degli oneri di distribuzione”. I consumatori plaudono alle critiche dell'Antitrust, ma non si fanno illusioni: Catricalà, sottolina l'Aduc, “si e' distinto, nell'interesse dei consumatori, per chiarezza, semplicita' e lungimiranza”. L'interesse dei consumatori, per l'appunto: “Ma e' questo che vogliono anche i senatori che lo hanno ascoltato stamane e, soprattutto, quelli che hanno proposto le restrizioni per le vendite fuori delle farmacie? E' questo che vogliono quei legislatori che sembra agiscano telecomandati dalle case farmaceutiche e dalla corporazione dei farmacisti?”. Federfarma - I titolari di farmacia di Fedefarma reagiscono: “Demolire le regole che oggi garantiscono il buon funzionamento del servizio farmaceutico sarebbe solo un danno”. Il Presidente dell’Antitrust. Sottolineano, “continua a sostenere che l’eliminazione della pianta organica delle farmacie andrebbe a vantaggio del cittadino che, da una maggiore concorrenza tra farmacie, otterrebbe benefici in termini di risparmio e di facilità di accesso al farmaco. Questa affermazione è tutta da dimostrare”.
Fonte: Il Capoluogo D' Abruzzo - Articolo di Carlo Di Stanislao (clicca qui)
Perché “la tutela della salute si persegue imponendo la presenza del farmacista nell’esercizio commerciale e non con il numero chiuso”. Al settore - che oggi garantisce ai farmacisti titolari “un monopolio locale che oggi non appare più giustificato” - serve una sterzata liberalizzatrice: “E' prioritario aumentare almeno il numero delle farmacie. Orari e turni dovrebbero essere lasciati alla libertà di impresa”. E poi più spazio alle parafarmacie: “Andrebbero ammessi alla distribuzione di canali alternativi anche i farmaci di fascia C” (oggi vendibili solo in farmacia). Catricalà critica anche gli effetti distorsivi del sistema di remunerazione che prevede che il Servizio sanitario paghi alle farmacie il 30,35% del prezzo di vendita al pubblico dei farmaci garantiti dallo stato. Lo definisce “inefficiente e foriero di incentivi perversi”, perché “aparità di costi di distribuzione, la previsione di un margine calcolato in percentuale piuttosto che fissato in funzione dell’effettivo servizio reso, rende nettamente più remunerativa la distribuzione dei prodotti più costosi”.
Non a caso, sottolinea ancora, le farmacie italiane “riescono a conseguire circa il 30% in più della media UE e più del doppio di quanto ricevono le farmacie del Regno Unito, che è il Paese dotato di una regolazione ritenuta particolarmente efficiente al livello internazionale”. La soluzione è pagare “non una percentuale sul valore del farmaco, ma un importo come corrispettivo degli oneri di distribuzione”. I consumatori plaudono alle critiche dell'Antitrust, ma non si fanno illusioni: Catricalà, sottolina l'Aduc, “si e' distinto, nell'interesse dei consumatori, per chiarezza, semplicita' e lungimiranza”. L'interesse dei consumatori, per l'appunto: “Ma e' questo che vogliono anche i senatori che lo hanno ascoltato stamane e, soprattutto, quelli che hanno proposto le restrizioni per le vendite fuori delle farmacie? E' questo che vogliono quei legislatori che sembra agiscano telecomandati dalle case farmaceutiche e dalla corporazione dei farmacisti?”. Federfarma - I titolari di farmacia di Fedefarma reagiscono: “Demolire le regole che oggi garantiscono il buon funzionamento del servizio farmaceutico sarebbe solo un danno”. Il Presidente dell’Antitrust. Sottolineano, “continua a sostenere che l’eliminazione della pianta organica delle farmacie andrebbe a vantaggio del cittadino che, da una maggiore concorrenza tra farmacie, otterrebbe benefici in termini di risparmio e di facilità di accesso al farmaco. Questa affermazione è tutta da dimostrare”.
Fonte: Il Capoluogo D' Abruzzo - Articolo di Carlo Di Stanislao (clicca qui)
14 Novembre 2010
Antitrust: un'importante proposta di riforma sulla distribuzione dei farmaci
ROMA - Questa mattina il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà e' stato ascoltato dalla commissione Senato Igiene e Sanita' per quanto concerne il disegno di Legge N. 863 che prevede modifiche nella distribuzione dei farmaci e della retribuzione dei farmacisti.
Dal suo discorso emergono importanti proposte per una sostanziale modifica del sistema presente che ha favorito i farmacisti penalizzando i consumatori e che vede ancora favorite le farmacie rispetto ad altri metodi di distribuzione alternativi che hanno registrato invece segnali positivi.
Una proposta molto importante volta ad agevolare consumatori e farmacisti, ma anche lo stato che non regge piu' una spesa sanitaria cosi' grande.
Parafarmacie e GDO: una giusta scelta fatta 4 anni fa su cui Catricala' ha posto l'accento. La liberalizzazione dei farmaci senza ricetta medica in questi due tipi di distribuzione ha comportanto non solo una maggiore concorrenza, ma anche una diminuzione della spesa da parte dei consumatori pari a 24 milioni di euro nel 2009, risparmiati grazie a sconti e al ribassamento dei prezzi che la concorrenza ha generato. La spesa totale nel 2009 nelle parafarmacia e GDO e' stata di 2,2 miliardi di euro.
Proprio su queste basi e' stato anche proposto di modificare la distribuzione di quei farmaci di fascia C che necessitano di obbligo di ricetta ma non sono sostenuti dallo stato. Poiche' il loro costo e' totalmente a carico del cittadino, allora si potrebbe incentivare la vendita consentendone la distribuzione nelle parafarmacie.
Per il Presidente dell'Antitrust e' proprio sulla base di questi segnali positivi che andrebbe revisionata la distribuzione dei farmaci che oggi vede ancora uno sbilanciamento nelle vendite totalmente a favore delle farmacie *circa il 92% della vendita infatti avviene a favore delle farmacie rispetto ad altre tipologie di distribuzione(. Su queste basi bisognerebbe accrescere la quantita' e tipologia di farmaci vendibili nelle parafarmacie. Una proposta che metterebbe d'accordo tutti, ma scuramente non l'ordine dei farmacisti che ha registrato una perdita sostanziale da quando sono stati istituiti gli altri metodi di distibuzione.
Andrebbe revisionata anche la pianta organica della distribuzione delle farmacie sul territorio, aumentando sostanzialemente il numero delle farmacie soprattutto nei luoghi balneari e turistici con l'introduzione di framacie stagionali.
Nelle areescarsamente popolate invece serve comunque l'incremento delle farmacie che pero' verranno istituite "sedi sussidiate, da assegnare tramite procedure concorsuali e finanziate a valere su un fondo alimentato da risorse provenienti dalle imprese operanti in regime di concorrenza". Chiaramente lo stato dovra' fissare solo il limite minomo di garanzia del servizio lasciando ai farmacisti la liberta' di organizzazione del resto del servizio.
Sicuramente importantissimo in questo momento di crisi della sanita' e' stata la proposta di remunerazione dei farmacisti. Per quanto concerne i farmaci a carico del Servizio Sanitario Nazionale (fascia A) Catricala' propone un "forfait per ogni servizio di vendita di ciascun medicinale, indipendentemente dal suo prezzo" in sostituzione all'attuale metodologia di attuare una percentuale del 30,35% sul presso del farmaco. Infatti in Italia e' piu' remunerativo vendere prodotti piu' costosi a svantaggio del consumatore che non vedra' una grande distribuzione del farmaco generico a minor costo.
Catricala' ha posto l'accento anche su un problema spinosissimo> la fuga della ricerca in stati esteri. Molte case farmaceutiche produttrici di farmaci infatti, hanno trovato conveniente eliminare la ricerca in Italia e trasferirla all'estero. Se lo Stato desse maggiori incentivi alla ricerca dunque, non ci sarebbe questa fuga di cervelli e diminuirebbe di certo la disoccupazione.
Fonte: Dazebao News l' informazione online (vedi)
Dal suo discorso emergono importanti proposte per una sostanziale modifica del sistema presente che ha favorito i farmacisti penalizzando i consumatori e che vede ancora favorite le farmacie rispetto ad altri metodi di distribuzione alternativi che hanno registrato invece segnali positivi.
Una proposta molto importante volta ad agevolare consumatori e farmacisti, ma anche lo stato che non regge piu' una spesa sanitaria cosi' grande.
Parafarmacie e GDO: una giusta scelta fatta 4 anni fa su cui Catricala' ha posto l'accento. La liberalizzazione dei farmaci senza ricetta medica in questi due tipi di distribuzione ha comportanto non solo una maggiore concorrenza, ma anche una diminuzione della spesa da parte dei consumatori pari a 24 milioni di euro nel 2009, risparmiati grazie a sconti e al ribassamento dei prezzi che la concorrenza ha generato. La spesa totale nel 2009 nelle parafarmacia e GDO e' stata di 2,2 miliardi di euro.
Proprio su queste basi e' stato anche proposto di modificare la distribuzione di quei farmaci di fascia C che necessitano di obbligo di ricetta ma non sono sostenuti dallo stato. Poiche' il loro costo e' totalmente a carico del cittadino, allora si potrebbe incentivare la vendita consentendone la distribuzione nelle parafarmacie.
Per il Presidente dell'Antitrust e' proprio sulla base di questi segnali positivi che andrebbe revisionata la distribuzione dei farmaci che oggi vede ancora uno sbilanciamento nelle vendite totalmente a favore delle farmacie *circa il 92% della vendita infatti avviene a favore delle farmacie rispetto ad altre tipologie di distribuzione(. Su queste basi bisognerebbe accrescere la quantita' e tipologia di farmaci vendibili nelle parafarmacie. Una proposta che metterebbe d'accordo tutti, ma scuramente non l'ordine dei farmacisti che ha registrato una perdita sostanziale da quando sono stati istituiti gli altri metodi di distibuzione.
Andrebbe revisionata anche la pianta organica della distribuzione delle farmacie sul territorio, aumentando sostanzialemente il numero delle farmacie soprattutto nei luoghi balneari e turistici con l'introduzione di framacie stagionali.
Nelle areescarsamente popolate invece serve comunque l'incremento delle farmacie che pero' verranno istituite "sedi sussidiate, da assegnare tramite procedure concorsuali e finanziate a valere su un fondo alimentato da risorse provenienti dalle imprese operanti in regime di concorrenza". Chiaramente lo stato dovra' fissare solo il limite minomo di garanzia del servizio lasciando ai farmacisti la liberta' di organizzazione del resto del servizio.
Sicuramente importantissimo in questo momento di crisi della sanita' e' stata la proposta di remunerazione dei farmacisti. Per quanto concerne i farmaci a carico del Servizio Sanitario Nazionale (fascia A) Catricala' propone un "forfait per ogni servizio di vendita di ciascun medicinale, indipendentemente dal suo prezzo" in sostituzione all'attuale metodologia di attuare una percentuale del 30,35% sul presso del farmaco. Infatti in Italia e' piu' remunerativo vendere prodotti piu' costosi a svantaggio del consumatore che non vedra' una grande distribuzione del farmaco generico a minor costo.
Catricala' ha posto l'accento anche su un problema spinosissimo> la fuga della ricerca in stati esteri. Molte case farmaceutiche produttrici di farmaci infatti, hanno trovato conveniente eliminare la ricerca in Italia e trasferirla all'estero. Se lo Stato desse maggiori incentivi alla ricerca dunque, non ci sarebbe questa fuga di cervelli e diminuirebbe di certo la disoccupazione.
Fonte: Dazebao News l' informazione online (vedi)
12 Novembre 2010
PARAFARMACIE: MNLF, PIENA CONDIVISIONE ALLA POSIZIONE DELL’ANTITRUST
(AGENPARL) - Roma, 11 nov - "Pieno accordo del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti con le considerazioni espresse da Catricalà in sede di audizione al Senato, dove nei giorni scorsi è ripresa la discussione in Commissione Sanità sulla riforma del Sistema Farmaceutico ed il cui relatore, è bene ricordarlo, è il Senatore D'Ambroso Lettieri, vicepresidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti italiani nonché titolare d farmacia. Dopo quattro anni di sperimentazione effettiva l'esperienza avviata dalla liberalizzazione nel settore dei farmaci, lungi dall'essere abbandonata, va rafforzata , ampliando la gamma dei prodotti vendibili nei canali alternativi alle farmacie, ai medicinali di fascia C, sempre in presenza di un farmacista. Le parole del Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza non potevano essere più chiare. In un momento di oggettiva crisi economica con la disoccupazione tornata con percentuali a due cifre e una economia in palese stagnazione, chiudere con l’unica liberalizzazione degli ultimi anni che ha portato frutti tangibili ai cittadini è un delitto che bisogna a tutti i costi scongiurare. Mentre il Paese arranca è scandalosa l’influenza palese di corporazioni che vogliono a tutti i costi far arretrare le lancette delle liberalizzazioni difendendo le proprie posizioni monopolistiche. Altrettanto scandalosa è che a tutt’oggi non sia noto se e quando organizzazioni come il MNLF e quelle dei consumatori verranno ascoltate dalla stessa Commissione. Le autorevoli considerazioni espresse dall' Autorità Garante per la concorrenza sono di grande valore perché esprimono i veri interessi del Paese, i membri della XII Commissione Igiene e Sanità dovrebbero tenerle in grande considerazione se non vogliono andare fuori sintonia con i reali interessi dei cittadini". Lo ha comunicato il Movimento Nazionale Liberi Farmacista in una nota.
Fonte: AGENPARL - Agenzia Parlamentare per l'informazione politica ed economica (vedi)
Fonte: AGENPARL - Agenzia Parlamentare per l'informazione politica ed economica (vedi)
11 Novembre 2010
ULTIMA ORA :
SALUTE: PARAFARMACIE, BENE CATRICALA' SU LIBERALIZZAZIONE FARMACI (ASCA) - Roma, 11 nov -
''Il Garante della concorrenza audito dalla Commissione igiene e sanita' del Senato ha chiaramente ribadito che 'i risultati dell'esperimento fatto con i farmaci Sop e Otc incoraggiano a proseguire sulla via iniziata estendo la vendita dei farmaci di fascia C nei canali alternativi alla farmacia'. Una posizione, quella espressa da Catricala', articolata ed esauriente sull'intero sistema distributivo dei farmaci che vede pienamente d'accordo l'Associazione Nazionale delle Parafarmacie Italiane''. Lo scrive, in una nota, il vicesegretario nazionale delle parafarmacie italiane (Anpi), Massimo Brunetti commentando le dichiarazioni fatte in commissione al Senato dal presidente dell' Antitrust.
''Nel merito ribadiamo che gli effetti della liberalizzazione dei farmaci di automedicazione, come sostenuto dallo stesso Garante - rileva Brunetti - sono stati positivi per la popolazione, per l'occupazione e per la professione di farmacista. La realizzazione di un sistema che coniughi farmacia ed esercizi qualificati (per la presenza del farmacista), tra loro complementari e concorrenti, riteniamo rappresenti un compromesso equilibrato in grado di stabilizzare l'intero sistema distributivo e le istanze professionali dei farmacisti''. Questa, conclude Brunetti, ''e' la posizione che l'Anpi esprimera' nel corso della prossima audizione in Commissione Igiene e Sanita' del Senato''.
Fonte: ASCA Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale (vedi)
''Il Garante della concorrenza audito dalla Commissione igiene e sanita' del Senato ha chiaramente ribadito che 'i risultati dell'esperimento fatto con i farmaci Sop e Otc incoraggiano a proseguire sulla via iniziata estendo la vendita dei farmaci di fascia C nei canali alternativi alla farmacia'. Una posizione, quella espressa da Catricala', articolata ed esauriente sull'intero sistema distributivo dei farmaci che vede pienamente d'accordo l'Associazione Nazionale delle Parafarmacie Italiane''. Lo scrive, in una nota, il vicesegretario nazionale delle parafarmacie italiane (Anpi), Massimo Brunetti commentando le dichiarazioni fatte in commissione al Senato dal presidente dell' Antitrust.
''Nel merito ribadiamo che gli effetti della liberalizzazione dei farmaci di automedicazione, come sostenuto dallo stesso Garante - rileva Brunetti - sono stati positivi per la popolazione, per l'occupazione e per la professione di farmacista. La realizzazione di un sistema che coniughi farmacia ed esercizi qualificati (per la presenza del farmacista), tra loro complementari e concorrenti, riteniamo rappresenti un compromesso equilibrato in grado di stabilizzare l'intero sistema distributivo e le istanze professionali dei farmacisti''. Questa, conclude Brunetti, ''e' la posizione che l'Anpi esprimera' nel corso della prossima audizione in Commissione Igiene e Sanita' del Senato''.
Fonte: ASCA Agenzia Stampa Quotidiana Nazionale (vedi)
11 Novembre 2010
Liberalizzazioni, nelle parafarmacie
risparmi fino al 70%
Il confronto tra i più venduti prodotti da banco
SARA SETTEMBRINO
TORINO
Quasi quattromila parafarmacie aperte in Italia dopo la liberalizzazione fatta dal decreto Bersani nel 2006, 250 in Piemonte, di cui 110 solo a Torino e provincia. Hanno dato lavoro a oltre seimila persone e fatto risparmiare agli italiani circa 600 milioni di euro. Sono i dati emersi ieri al convegno promosso dal Pd del Piemonte in cui mondo politico e rappresentanti di categoria si sono confrontati sulla riforma del settore per la quale ad oggi esistono in parlamento dieci proposte di legge.
La differenza al consumatore rischia di non essere ben chiara: le parafarmacie, presenti anche nei supermercati, non sono negozi di cosmetici, ma neanche vere e proprie farmacie. Dietro il bancone c’è un farmacista ma può vendere solo i farmaci da banco, cioè quelli per cui non serve la ricetta. «Di certo - fa notare Bartolomeo Grippo, vicepresidente di Adoc Torino - l’apertura del mercato ha fatto bene alle tasche dei consumatori». Lo dice anche Altroconsumo che ha preso in esame 144 tra farmacie, parafarmacie e ipermercati in 10 città italiane e scandagliato i prezzi di 68 farmaci da banco: quando si può, conviene acquistarli nelle parafarmacie ma, soprattutto, nei supermercati. Aspirina, antidolorifici, collutori e analgesici possono arrivare a costare fino al 70% in meno. In media la grande distribuzione garantisce quasi il 18% di risparmio rispetto alla farmacia sotto casa. Merito della concorrenza, quindi, se, negli ultimi cinque anni, i prezzi dei prodotti sono aumentati «solo» del 3,4% contro il +19% tra il 2000 e il 2005.
Nel 2009, sono proprio le parafarmacie ad aver incrementato i listini, più 5%, mentre le farmacie sono ferme a un più 2,7%. «È il prezzo all’ingrosso che è diverso. Per i supermercati, ovviamente, vale la regola dei grandi numeri», dice Marco Cetin, presidente dell’Anpi Piemonte, l’associazione delle parafarmacie. In più anche le farmacie hanno iniziato a organizzarsi in gruppi di acquisto per restare competitive, come spiega Marco Cossolo, amministratore delegato di Farmagruppo, associazione di 400 farmacie tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta: «Grazie a un accordo con una casa di generici siamo riusciti scontare un’intera gamma di farmaci di uso comune di oltre il 50%».
In città la medaglia d’oro di Altroconsumo per il risparmio è andata alla parafarmacia del Carrefour di corso Monte Cucco: fino al 20% in meno rispetto al prezzo medio. Non è così per il dottor Platter, presidente di Federfarma Piemonte: «Dalle nostre rilevazioni i diversi canali si equivalgono». Eppure la differenza la notano anche i consumatori: «A volte trovo un risparmio di tre o quattro euro - dice Silvia - dovrebbero vendere al supermercato anche i medicinali con ricetta». Per ora la domanda è se farli vendere anche alle parafarmacie mentre il prezzo resterebbe per tutti quello stabilito dal Ministero. «È una questione di professionalità e servizio ai cittadini. Vorremmo anche fornire servizi integrativi. Con una regolamentazione regionale le parafarmacia potrebbero fare le autoanalisi ematiche come la glicemia e il colesterolo», dice Cetin ai consiglieri regionali del Pd presenti, Stefano Lepri e Nino Boeti.
La discussione è aperta: «In qualsiasi forma di distribuzione deve essere garantita la presenza del farmacista», precisa Rita Ghedini, senatrice Pd e promotrice di una delle proposte di legge. «Riconosciamo la necessità di ammodernare il servizio farmaceutico - conclude Mario Giaccone, presidente dei farmacisti di Torino - ma tenendo ben presente che il farmaco non è un bene di consumo qualsiasi».
Fonte: LA STAMPA - CRONACA - 25.10.2010 (vedi)
SARA SETTEMBRINO
TORINO
Quasi quattromila parafarmacie aperte in Italia dopo la liberalizzazione fatta dal decreto Bersani nel 2006, 250 in Piemonte, di cui 110 solo a Torino e provincia. Hanno dato lavoro a oltre seimila persone e fatto risparmiare agli italiani circa 600 milioni di euro. Sono i dati emersi ieri al convegno promosso dal Pd del Piemonte in cui mondo politico e rappresentanti di categoria si sono confrontati sulla riforma del settore per la quale ad oggi esistono in parlamento dieci proposte di legge.
La differenza al consumatore rischia di non essere ben chiara: le parafarmacie, presenti anche nei supermercati, non sono negozi di cosmetici, ma neanche vere e proprie farmacie. Dietro il bancone c’è un farmacista ma può vendere solo i farmaci da banco, cioè quelli per cui non serve la ricetta. «Di certo - fa notare Bartolomeo Grippo, vicepresidente di Adoc Torino - l’apertura del mercato ha fatto bene alle tasche dei consumatori». Lo dice anche Altroconsumo che ha preso in esame 144 tra farmacie, parafarmacie e ipermercati in 10 città italiane e scandagliato i prezzi di 68 farmaci da banco: quando si può, conviene acquistarli nelle parafarmacie ma, soprattutto, nei supermercati. Aspirina, antidolorifici, collutori e analgesici possono arrivare a costare fino al 70% in meno. In media la grande distribuzione garantisce quasi il 18% di risparmio rispetto alla farmacia sotto casa. Merito della concorrenza, quindi, se, negli ultimi cinque anni, i prezzi dei prodotti sono aumentati «solo» del 3,4% contro il +19% tra il 2000 e il 2005.
Nel 2009, sono proprio le parafarmacie ad aver incrementato i listini, più 5%, mentre le farmacie sono ferme a un più 2,7%. «È il prezzo all’ingrosso che è diverso. Per i supermercati, ovviamente, vale la regola dei grandi numeri», dice Marco Cetin, presidente dell’Anpi Piemonte, l’associazione delle parafarmacie. In più anche le farmacie hanno iniziato a organizzarsi in gruppi di acquisto per restare competitive, come spiega Marco Cossolo, amministratore delegato di Farmagruppo, associazione di 400 farmacie tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta: «Grazie a un accordo con una casa di generici siamo riusciti scontare un’intera gamma di farmaci di uso comune di oltre il 50%».
In città la medaglia d’oro di Altroconsumo per il risparmio è andata alla parafarmacia del Carrefour di corso Monte Cucco: fino al 20% in meno rispetto al prezzo medio. Non è così per il dottor Platter, presidente di Federfarma Piemonte: «Dalle nostre rilevazioni i diversi canali si equivalgono». Eppure la differenza la notano anche i consumatori: «A volte trovo un risparmio di tre o quattro euro - dice Silvia - dovrebbero vendere al supermercato anche i medicinali con ricetta». Per ora la domanda è se farli vendere anche alle parafarmacie mentre il prezzo resterebbe per tutti quello stabilito dal Ministero. «È una questione di professionalità e servizio ai cittadini. Vorremmo anche fornire servizi integrativi. Con una regolamentazione regionale le parafarmacia potrebbero fare le autoanalisi ematiche come la glicemia e il colesterolo», dice Cetin ai consiglieri regionali del Pd presenti, Stefano Lepri e Nino Boeti.
La discussione è aperta: «In qualsiasi forma di distribuzione deve essere garantita la presenza del farmacista», precisa Rita Ghedini, senatrice Pd e promotrice di una delle proposte di legge. «Riconosciamo la necessità di ammodernare il servizio farmaceutico - conclude Mario Giaccone, presidente dei farmacisti di Torino - ma tenendo ben presente che il farmaco non è un bene di consumo qualsiasi».
Fonte: LA STAMPA - CRONACA - 25.10.2010 (vedi)